Settore del lusso in flessione ma non mancano le occasioni

Dopo il ritardo dell’IPO dell’italiana Golden Goose, analizziamo l’evoluzione delle valutazioni delle principali società europee del lusso e vediamo che hanno subìto tagli significativi su raccomandazioni, target price, profitti attesi e margini netti. Per il 2024, infatti, si prevedono i margini più bassi dai tempi della pandemia. L’unico che può resistere senza tagli è Hermès“. Ad affermarlo è David Pascucci, analista di mercato per XTB, che di seguito spiega nei particolari la view.

Il settore del lusso è stato danneggiato in questo primo tratto dell’anno dalla debole ripresa della Cina, che prima della pandemia era il mercato principale. Sebbene le vendite delle principali aziende legate al lusso siano rimaste elevate negli ultimi anni, per quest’anno ci si aspettava una spinta maggiore da parte del colosso asiatico. Ciò ha fatto sì che diverse aziende non riuscissero a raggiungere i propri obiettivi durante il primo trimestre dell’anno e il prezzo delle azioni è sceso dai massimi. Ma è necessario contestualizzare i recenti tagli, poiché sono preceduti da notevoli aumenti.

Ci sono poi altri tipi di fattori, come il deterioramento che l’inflazione sta causando nel potere d’acquisto dei consumatori, anche se questo settore è stato proprio uno di quelli che ha performato meglio nell’ultimo decennio nonostante la sua componente ciclica.

Uno dei principali punti di forza è comunque la stabilità della domanda, poiché i suoi principali consumatori hanno un elevato potere d’acquisto e possono permettersi di continuare a fare acquisti in tempi di crisi. Inoltre, i prodotti legati al lusso hanno un elemento di fedeltà alla marca che contribuisce a una maggiore stabilizzazione delle vendite. Questo tipo di aziende lavora poi con margini di profitto molto più alti della media del settore, il che permette loro di resistere meglio ai periodi di inflazione. L’esclusività e l’alta qualità dei loro prodotti consentono inoltre di aumentare i prezzi senza alterare la domanda. Infine, concentrano i loro investimenti sull’innovazione, sulla creatività di nuovi prodotti e sulle collaborazioni per mantenere vivo l’interesse dei consumatori.

L’azienda che segnaliamo maggiormente nel settore è LVMH, che è anche una delle tre maggiori aziende europee per capitalizzazione di mercato. Nel cumulato dell’anno cede oltre il 3% e dai massimi storici raggiunti lo scorso anno sfiora il 20%. I risultati del primo semestre sono stati leggermente inferiori alle aspettative, ma l’azienda ha comunque ottenuto risultati migliori rispetto ai suoi concorrenti. Per ora manteniamo le previsioni per il resto dell’anno, gli acquirenti statunitensi tengono duro, spendendo attualmente di più nel mercato dei beni di lusso, ma si prevede che i consumi cinesi continuino a recuperare nella seconda metà. Nel medio termine continua ad essere un settore dalle grandi potenzialità, si stima che il mercato del lusso potrebbe raggiungere un valore compreso tra 530.000 milioni e 570.000 milioni di euro nel 2030, che rappresenta un aumento del 100% rispetto al 2020.

D’altro canto il titolo, come tutte le big cap europee, è soggetto alle variazioni di natura macroeconomica come ad esempio l’andamento dell’inflazione e soprattutto l’andamento del tasso di disoccupazione, variabile macroeconomica fondamentale nella scelta della politica monetaria della Bce. Solitamente un taglio dei tassi porta ad un ribasso dei mercati azionari nel loro complessivo, anche se logicamente migliora le condizioni di rifinanziamento delle aziende. Attenzione quindi alle dinamiche macroeconomiche da qui ai prossimi mesi, dinamiche che potrebbero impattare in modo significativo e che potrebbero rappresentare “occasioni a sconto” per titoli come LVMH, un colosso nel panorama delle aziende europee e vero e proprio titolo rappresentativo di quanto meglio l’Europa é in grado di fare, ossia beni di lusso di riferimento per tutto il mondo.

Il titolo LVMH si trova a ridosso dei 717 euro per azione, lontano dai suoi massimi storici registrati lo scorso anno in area 887 euro. Sul titolo l’attenzione é massima in quanto siamo ritornati sui livelli di apertura del mese di gennaio pertanto ne consegue un rendimento negativo a partire dal 1 gennaio 2024. Considerando l’attuale situazione macroeconomica e le attuali dinamiche di mercato di indebolimento nel breve periodo, ci concentriamo su quelli che potrebbero essere dei livelli interessanti per il lungo periodo, livelli di prezzo piú bassi rispetto a quelli attuali. L’area dei 660 euro é quella relativa ai minimi tra ottobre e dicembre del 2023, mentre piú in basso troviamo l’area dei 540 euro, area che fa riferimento a livelli minimi del 2022 e dai quali é partito il forte movimento rialzista fino ai massimi storici di cui prima. Nel caso peggiore di un forte ribasso, un livello importante é quello dei massimi visti nel gennaio 2020 in area 420 euro, livelli che potrebbero essere toccati solamente al manifestarsi di un forte crash di mercato. In ogni caso, osservando la dinamica mensile di questo titolo, possiamo tranquillamente affermare che la resistenza agli urti sistemici di mercato é stata sempre elevata, é un titolo che di fatto risulta essere molto forte in caso di ribasso, nel senso che riesce a riprendersi egregiamente dopo un periodo di estrema volatilitá. Qui in basso un grafico mensile del titolo e il suo trend di lungo periodo con i livelli sopra citati.

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