Dopo le previsioni di una vittoria schiacciante di Modi, i primi dati sui risultati elettorali in India hanno portato a un pesante sell-off. A quanto pare, infatti, il BJP non ha ottenuto la maggioranza semplice, cancellando i rialzi basati sugli exit poll di ieri, pari al 2,5%. L’NDA può ancora continuare a formare il nuovo governo sulla base degli attuali seggi conquistati (circa 300 seggi); tuttavia, Modi sembra aver perso la maggioranza e quindi continuerà a essere premier, ma i partiti della coalizione probabilmente si opporranno ad alcune delle sue iniziative programmate, da qui la reazione dei mercati.
In questo contesto, ecco di seguito la view di Kenneth Akintewe, Head of Asian Sovereign Debt di abrdn.
Un classico risultato da “buy the rumour, sell the fact“, che rafforza il concetto che la politica è una materia decisamente ostica. L’inflazione alimentare è stata elevata e il settore agricolo ha sofferto, mentre il governo ha anche ridotto i sussidi, di conseguenza una perdita di sostegno nei settori dell’economia orientati all’agricoltura non è necessariamente una sorpresa.
Allo stesso modo, l‘India ha registrato in superficie un alto livello di crescita, ma non tutti ne hanno beneficiato e i consumi non sono stati poi così forti. Il risultato delle elezioni sarà un campanello d’allarme e potrebbe fungere da importante catalizzatore per il governo che dovrà riorientare il proprio operato. Tuttavia, non si tratta di sfide facili da affrontare. Si rafforza l’urgenza di sviluppare un settore manifatturiero vitale al fine di creare un maggior numero di posti di lavoro meglio retribuiti e continuare a promuovere riforme che rafforzino l’economia e producano le risorse necessarie al governo per la transizione economica, ad esempio attraverso la privatizzazione delle aziende di Stato e la monetizzazione degli asset.
Supponendo che il risultato finale sia una maggioranza attraverso una coalizione, questo non è un contesto con cui il governo non ha familiarità. L’inizio della permanenza al potere del BJP è stato caratterizzato da una politica di coalizione, ma è stato comunque in grado di portare avanti riforme fondamentali, quindi, ci aspettiamo che l’India continui a fare progressi. C’è il rischio di politiche un po’ più populiste, ma fortunatamente sul fronte fiscale il punto di partenza è una performance molto più forte del previsto e una posizione fiscale strutturalmente più solida che fornisce importanti ammortizzatori, rafforzati da maggiori trasferimenti dalla RBI al Governo.
Di fatto, le prospettive obbligazionarie non sono state turbate dall’esito delle elezioni: la dinamica della domanda e dell’offerta di obbligazioni è ancora molto favorevole mentre l’inflazione e i tassi di interesse sono ancora orientati al ribasso. La risposta immediata di un aumento dei rendimenti e di una certa debolezza della valuta potrebbe infatti rappresentare un’opportunità interessante per aggiungere rischio. Tuttavia, potrebbe rendere più difficile portare avanti alcune delle riforme più ambiziose, come quella fondiaria, quella del lavoro e alcuni ambiti della riforma agricola, ma la palla sarà saldamente nel campo del governo e se c’è una cosa che abbiamo imparato sul BJP nell’ultimo decennio è che questo non è un governo che si arrende di fronte alle avversità.