Dopo 25 anni dal lancio dei fondi pensione, è ora di tirare qualche somma. Come riporta L’Economia de Il Corriere della Sera, l’esperienza è stata un successo e ha permesso di realizzare un pilastro complementare.
Il tema delle adesioni resta decisivo e ancora limitato, poco più del 30% dei potenziali aderenti, con forti differenze tra settori e fondi. Le ragioni di questa situazione sono da ricercare nelle modifiche del mercato del lavoro, che hanno reso difficile l’adesione dei giovani e dei profili meno qualificati. Per convincere i giovani lavoratori, quindi, è necessario un salto di qualità con schemi più moderni e in grado di intercettare nuovi possibili domande.
L’indagine campionaria di Mefop ha evidenziato come gli iscritti ai fondi pensione siano per lo più uomini del centro nord, iscritti. sindacato, con redditi medi-ti, istruzione medio-elevata e con opinioni politiche id cent sinistra. Contrariamente, i giovani indipendenti, con bassi redditi e meno qualifiche, nono iscritti al sindacato e cn altre preferenze politiche aderiscono meno ai fondi o scelgono altre forme di risparmio.
E’ necessario quindi un adeguamento dell’offerta previdenziale integrativa, oppure del modello di welfare, verso una dimensione universalistica. Se non tutti riescono a fare parte della previdenza complementare, si deve optare per un sistema a due livelli: un trattamento di base pubblico per i redditi più modesti e, a partire da un certo livello di reddito, permettere l’opzione della previdenza complementare.
Per quanto riguarda regole e tasse, vanno introdotte aperture alle nuove forme di lavoro, con comparti dedicati e meccanismi di attrazione originali. Inoltre, anche il sindacato deve innovare la contrattazione. La diffusione dell’economia digitale sposterà le adesione in larga parte online. Anche la tassazione sarà uno snodo decisivo, con l’intenzione di passare a un sistema dual income tax. Per concludere, bisognerà anche sviluppare competenze necessarie in merito di governance dei fondi.