Le lezioni di vita da un area manager: come perdere amici e fare fortuna con le polizze

A cura di Giacomo La Mosca, consulente finanziario e area manager

Ci sono momenti nella vita professionale che restano impressi per sempre, come un tatuaggio mal riuscito, e la mia esperienza da giovane laureando,  è sicuramente uno di questi. Tutto iniziò con un annuncio sul Corriere della Sera, di un venerdì degli anni 90,  che prometteva un fisso per sei mesi, una carriera scintillante, un futuro dorato e, soprattutto, remunerazioni da far impallidire un petroliere. Mi avevano accettato persino senza laurea. O forse avevano solo bisogno di carne fresca.
L’uomo al comando, Giorgio – il nostro mentore e area manager – si presentò come una sorta di profeta del denaro. Portava un’aura di successo così potente che poteva riflettere la luce del sole. Uno di quei personaggi degli anni ’90 che respirava capitalismo e si alimentava di provvigioni. La sua prima lezione, però, non era sul denaro, ma sulle amicizie. E fu brutale.
“Prendete un foglio,” disse con un sorriso sornione, “e scrivete i nomi di tutti i vostri amici e parenti. Quelli veri, eh! Quelli per cui avete fatto qualcosa.” Ci guardammo con aria perplessa. Giorgio proseguì: “Ora chiamateli, fissate un incontro e convinceteli ad affidarmi… pardon, affidarvi i loro risparmi. Se non lo fanno, cancellateli dalla vostra vita. Non meritano il vostro tempo.” Una lezione di vita che definire cinica sarebbe come chiamare “umidiccio” il Titanic dopo l’impatto.
Molti di noi chiamarono, e il risultato fu un’ecatombe sociale: chi guadagnò nuovi clienti perse amici e parenti, e chi decise di non farlo si ritrovò con più amici ma senza commissioni. Giorgio, però, aveva fiuto per i talenti, e assegnò un tabulato infinito di numeri da chiamare. Quella lista, scoprimmo presto, sembrava provenire direttamente dal purgatorio. I destinatari erano spesso deceduti, ma noi, con la freschezza dell’ingenuità, trasformammo l’orrore in metodo scientifico: censimmo cause di morte, malattia o infortunio, impatti familiari e perfino preferenze musicali per i funerali, costi e impatto sul rendimento scolastico degli orfani, tutto tradotto in grafici su carta millimetrata.
E non finì lì. Giorno dopo giorno diventavamo veri esperti di polizze vita. La nostra missione era vendere il mitico prodotto “Orizzonte più bello”, un nome che, col senno di poi, sembrava un insulto alle vedove e ai vedovi che incontravamo. Nel frattempo, iniziammo ad apprezzare le storie umane dietro i numeri, tanto che molte delle persone che chiamavamo cominciarono a invitarci per caffè, pasti e lunghi discorsi su quanto la vita fosse ingiusta. Era un corso accelerato di antropologia tragica.
Ma la parte più esilarante arrivò quando iniziai a sospettare che i conti non quadrassero. Preventivi di tcm e tavole attuariali:  un labirinto di calcoli in cui nemmeno Arianna sarebbe riuscita a orientarsi. Così mi rivolsi a Giorgio per spiegazioni, ma il nostro mentore sembrava improvvisamente soffrire di amnesie selettive. Ecco allora la mia mossa vincente: corrompere la sua formosa segretaria. Scoprii che Giorgio, prima di diventare il guru della consulenza finanziaria, aveva venduto succhielli della Chicco.  E ora guadagnava cifre che facevano sembrare le rate del mutuo dei miei genitori un problema trascurabile.
Alla fine dello stage, concludemmo questa esperienza epica. Alcuni dei miei colleghi decisero di restare, folgorati dalla visione di Giorgio, e sono tuttora manager di successo. Io, invece, e tanti altri intraprendemmo strade diverse. Ma quella storia, quelle risate e quei fogli pieni di nomi e numeri resteranno per sempre tra i ricordi più ironici e surreali della mia vita professionale. 
La morale? Nel mondo della consulenza finanziaria, la realtà supera di gran lunga la fantasia. E spesso è anche molto più divertente.

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