Relazione annuale Ocf 2023: la sfida dell’Ai in un settore in crescita

Trend positivo per i consulenti finanziari: i dati dell’albo unico del 2023 presentano infatti un buon andamento rispetto a quanto visto nel 2022, con gli iscritti all’albo che, alla fine dell’anno, risultano in lieve aumento e sono pari a 51.898, con un aumento rispetto all’anno precedente dello 0,6%. E’ quanto emerso nel corso della Relazione annuale dell’Ocf a cura del presidente dell’Organismo di vigilanza Mauro Maria Marino, presentata nella mattina di giovedì 27 giugno alla Camera dei Deputati.

Nei suoi poteri di vigilanza l’Ocf ha adottato provvedimento sanzionatori nei confronti di 98 consulenti abilitati all’offerta fuori sede. Le radiazioni lo scorso anno sono state 35, mentre 34 le sospensioni.

Focus importante anche sull’intelligenza artificiale nel mercato finanziario, che renderà sempre più cruciale il ruolo del consulente finanziario a fianco del risparmiatore. “E’ proprio nella prospettiva di un’intelligenza artificiale generativa applicata al mercato finanziario che cresce l’importanza dell’apporto umano al crescere dell’autonomia decisionale degli algoritmi. Grazie alle sue professionalità, il consulente finanziario dovrà al contempo conoscere appieno le esigenze personali del risparmiatore, scegliere un sistema di intelligenza artificiale a sostegno che sia il più idoneo possibile, conoscerne la portata – come i modelli o i valori di cui si fa portatore – e dunque non solo le potenzialità ma anche i limiti o più semplicemente la ‘vicinanza’ ovvero l’idoneità in concreto, alle necessità specifiche del risparmiatore come, ad esempio, il rispetto della sostenibilità sotto il profilo ambientale e sociale” ha detto il presidente Marino.

CLICCA QUI PER I LINK AL DISCORSO E ALLA RELAZIONE COMPLETA.

Un estratto del discorso di apertura

Ci eravamo lasciati l’anno scorso con gli occhi ancora increduli di fronte a una guerra inaspettata a pochi passi da casa e con le cicatrici ancora vive della pandemia debellata con fatica, nella consapevolezza di aver imparato, a duro prezzo, che gli equilibri del mondo, le nostre piccole o grandi zone di comfort, sono costruiti su un terreno argilloso, fragile, scivoloso. Nel 2023 le emergenze climatiche, come le piogge torrenziali nel sud est asiatico e la siccità in Africa, hanno causato migliaia di vittime e miliardi di danni all’economia, circa il 10% della popolazione mondiale (780 milioni di persone) era sottonutrita. Su questo terreno continuano nuovamente a precipitare gli eventi, il mondo guarda con dolore alle ferite del Medioriente e alla martoriata Ucraina. Il mondo appunto, così “globale” e “interconnesso”, di fronte a questi scenari non può che frammentarsi, soffrire tutto, in ogni settore. Siamo in una evidente “policrisi” cioè uno stato in cui più crisi si intrecciano, le cui cause e i processi sono inestricabilmente legati creando effetti composti. E questa policrisi minaccia oggi le tre “P”: Persone, Pianeta e Profitto. Ma non ci sono solo elementi negativi. A proposito di uomini e di equilibri, in una prospettiva solo apparentemente diversa dagli eventi appena citati, il 2023 è stato anche un anno particolarmente vivace sotto il profilo degli sviluppi tecnologici e, nello specifico, per ciò che riguarda l’intelligenza c.d. artificiale (IA). I più importanti player tecnologici a livello mondiale sono in diretta concorrenza per portare sul mercato protocolli di intelligenza artificiale sempre più performanti. E con essi gli ordinamenti tutti, un po’ a 3 fatica, cercano di valorizzare nelle proprie regole la duplice esigenza di stimolare e disciplinare l’innovazione. Sul tema, al termine dell’incontro tenutosi lo scorso anno in occasione della presentazione della Relazione annuale per il 2022, avevo sollevato l’attenzione sulla necessità che, a fronte dei prevedibili sviluppi di intelligenza artificiale, fosse fondamentale fondare un “neoumanesimo digitale” e ciò non solo nella relazione che intercorre tra l’IA e il mondo della consulenza finanziaria. La sfida, affinché ciò avvenga, ha più sfaccettature, al pari del significato e della portata del concetto che storicamente ha avuto l’Umanesimo. La tecnologia può essere innanzitutto un importante volano per valorizzare l’uomo, portandolo al centro di sé e del mondo. Per far ciò, la tecnologia, da mera crisalide di sperimentazione deve evolversi e raggiungere − nei settori più sensibili, come la salute, la cultura, l’arte, l’informazione, l’ambiente, l’economia − fette sempre più ampie di popolazione, diventando “progresso” e con esso fondare le basi di un ulteriore tassello di evoluzione dell’umanità. È necessario, inoltre, che la tecnologia e, in particolare, l’intelligenza artificiale non dimentichino le proprie “origini”, vale a dire l’uomo. È l’uomo che l’ha generata ed è l’uomo, con i suoi valori, a doverne essere il centro.

Ciò assume un rilievo fondamentale anche nelle prospettiche applicazioni dei protocolli c.d. “generativi”, in cui le macchine siano state implementate per “pensare” da sole in contesti non predefiniti, anche in assenza di una pregressa e puntuale esperienza da cui imparare. Collocare l’uomo e i suoi valori al centro di un processo decisionale di intelligenza artificiale è una sfida enorme. Questo risultato non si può ottenere mediante un approccio solo normativo. La regolamentazione può “proteggere” i valori umani e in tale prospettiva si pone, ad esempio, il legislatore europeo2 che ha definito alcuni limiti all’utilizzo di determinati strumenti di intelligenza artificiale. Porre invece uno specifico valore umano o sociale al centro del sistema di intelligenza artificiale è un passaggio ulteriore e più delicato. Per funzionare appieno e su larga scala, i valori di riferimento devono essere quanto più possibile “naturali” e, in ogni caso, depurati dai preconcetti culturali, sociali ed economici del contesto in cui il protocollo è stato elaborato. È chiaro, tuttavia, come, specialmente in presenza di pochi grandi player di settore, il rischio di una “cattura” degli utenti sia di difficile neutralizzazione e individuazione e possa creare distorsioni verso un appiattimento dei valori soprattutto in contesti in cui non vi sono oppure vengono meno − per le ragioni più disparate, anche legate alla progressiva decontestualizzazione dell’uomo dalla propria realtà − le condizioni per un attento confronto “umano” sull’uomo e sulla sua relazione con il mondo di cui è parte.

Conservare in capo all’uomo una voce critica e consapevole è un compito arduo ma non impossibile, se l’uomo stesso si fa carico di verificare le conclusioni cui è giunto il sistema di intelligenza artificiale. L’importanza di un presidio critico dell’uomo sul “prodotto” dei sistemi di intelligenza artificiale è stata di recente sottolineata con forza anche da Papa Francesco, al G7 tenutosi in Puglia qualche giorno fa. Il Pontefice ha messo in guardia sul rischio che l’umanità sia destinata a un futuro senza speranza qualora ancora noi “sottraessimo alle persone la capacità di decidere su loro stesse e sulla loro vita condannandole a dipendere dalle scelte delle macchine” e ha affermato che è quindi indispensabile “garantire e tutelare uno spazio di controllo significativo dell’essere umano sul processo di scelta dei programmi di intelligenza artificiale”. Guardando al mercato finanziario, l’IA sarà sempre di più un utile alleato per il risparmiatore solo se la stessa potrà “dialogare” sotto la supervisione dell’uomo, del consulente finanziario. Può apparire un paradosso, ma proprio nella prospettiva di una “intelligenza generativa” applicata al mercato finanziario, l’importanza dell’apporto umano cresce al crescere dell’autonomia decisionale dei sistemi di intelligenza artificiale. Le professionalità del consulente finanziario, in un approccio ormai “olistico”, vedono, in tal guisa, ampliare i propri orizzonti e sensibilità soprattutto a lungo termine e in una visione di supporto anche in ambito previdenziale per il cliente/risparmiatore. Il consulente dovrà al contempo conoscere appieno le esigenze personali del risparmiatore, scegliere un sistema di intelligenza artificiale a sostegno che sia il più idoneo possibile, conoscerne la portata − come i modelli o i valori di cui si fa portatore − e dunque non solo le potenzialità ma anche i limiti o più semplicemente la “vicinanza”, ovvero l’idoneità in concreto, alle necessità specifiche del risparmiatore, come, ad esempio, il rispetto della sostenibilità, sotto il profilo ambientale e sociale.

 

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!