Mps, per il Tribunale Profumo e Viola non falsarono i bilanci

“L’inesistenza, oltre ogni ragionevole dubbio, della contestata falsità nella rappresentazione contabile delle operazioni Santorini e Alexandria determina l’assoluzione”. Come riportano diverse testate, è quanto ha stabilito la Corte di appello di Milano nelle motivazioni con cui hanno ribaltato la condanna per gli ex vertici del Monte dei Paschi di Siena Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, entrambi condannati dal Tribunale il 15 ottobre 2020 a 6 anni di reclusione per aggiotaggio e le false comunicazioni relative solo alle relazione semestrale consolidata al 30 giugno 2015 riguardo la presunta rappresentazione non corretta nei conti della banca dei derivati Alexandria e Santorini nei bilanci 2012, 2013 e 2014 e nella prima semestrale 2015.

Secondo i giudici della seconda sezione penale Correra-Bernazzani-Siclari “come premessa fondamentale va rimarcata l’impossibilità di attribuire oltre ogni ragionevole dubbio due operazioni incriminate natura sostanziale di derivati, con conseguente insuscettibilità di qualificare come falsa la rappresentazione a saldi aperti”.

Nel processo di primo grado, i pm titolari del fascicolo avevano chiesto l’assoluzione “perchè il fatto non sussiste” per il reato di aggiotaggio contestato a Profumo e Viola e per quello di false comunicazioni sociali contestato a tutti gli imputati per il bilancio 2012 e per la prima semestrale del 2015 e l’assoluzione “perchè il fatto non è previsto dalla legge come reato” per la contestazione di false comunicazioni sociali in merito ai bilanci 2013 e 2014. In appello invece il sostituto pg Massimo Gaballo chiedeva una conferma delle condanne con una diminuzione della pena.

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