Consulenza, una questione di equità

Un requisito etico della comunicazione consulenziale dovrebbe essere l’equità, uno dei cinque principi del test Tares. Il principio richiederebbe che l’asimmetria di informazioni, comprensione, intuizione, capacità ed esperienza tra il consulente e l’utente sia riequilibrata, quanto più possibile, in favore dell’utente, al fine di consentirgli una decisione realmente consapevole, basata su motivazioni razionali, circa la proposta consulenziale. Purtroppo, spesso questo tentativo viene svolto, in buona o cattiva fede, in modalità che sono del tutto inefficaci per lo scopo. Per esempio, nella consulenza finanziaria, somministrando una educazione finanziaria generica e, per molti versi, inutile e velleitaria, se non addirittura dannosa, per l’illusione di conoscenza che potrebbe generare nell’utente e ottemperando diligentemente agli obblighi della normativa. Di contro, basterebbe che il consulente comunicasse fornendo indicazioni realmente utili per le scelte di pianificazione. Per esempio, le informazioni circa una strategia d’investimento per un obiettivo di vita potrebbero esplicitare per iscritto il grado di rischio di fluttuazione durante il periodo dell’investimento e la probabilità oggettiva di acquisizione dell’obiettivo.

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