Bancari, la metà è donna. Ma che fatica arrivare al vertice

Metà della popolazione bancaria italiana è donna, ma più si sale verso posizioni di vertice, e più la loro presenza diminuisce. Come riporta Il Sole 24 Ore, le donne rappresentano circa il 47,5% dei dipendenti degli istituti di credito, ma solo il 18% della dirigenza (quadri esclusi).

Discorso a parte per i consigli di amministrazione: la legge Golfo Mosca approvata nel 2011 (che prevedeva la quota di un terzo) e il “ritocco” della percentuale dedicata al genere meno rappresentato al 40% previsto da un emendamento alla legge di bilancio 2020, hanno portato la percentuale femminile nel board a salire di molto negli ultimi anni. Per le quotate si viaggia anche sopra gli obblighi di legge, mentre si resta a numeri più contenuti per le non quotate e l credito cooperativo.

Una differenza presa in studio anche dalla Banca d’Italia, che aveva esaminato 180 banche (20 quotate, 80 appartenenti a gruppi quotati e 80 a gruppi non quotati) prima dell’introduzione della legge (2007-2012) e nel periodo successivo (2012-2019). L’analisi ci dice che la rappresentanza femminile è aumentata solo per le banche quotate senza effetti di ricaduta della norma su quelle non quotate, anche se appartenenti agli stessi gruppi delle quotate. Gli obblighi, quindi, sono stati rispettati solo là dove lo imponeva la norma.

Un esempio è il documento di Assopopolari in risposta alla consultazione di Banca d’Italia del febbraio 2021 riguardo al governo societario: all’ipotesi dell’introduzione di una quota di genere del 33% anche per gli istituti non quotati, le argomentazioni portate risultavano decisamente curiose, se non addirittura “grottesche”: il fatto che sia arduo raggiungere la quota in quanto il bacino delle candidate idonee sarebbe ristretto; oppure che l’ingresso di donne nei cda avrebbe avuto “un impatto negativo sulle performance”; o ancora il fatto che “la bassa partecipazione delle donne agli organi di vertice delle imprese non sarebbe dovuta a fattori di discriminazione ma al loro maggior orientamento alla cura della famiglia”.

Ma fortunatamente qualche esempio virtuoso è presente anche nel nostro Paese, come quello di Bper – che conta il 53% di donne nei cda ed è presieduta da Flavia Mazzarella – Iccrea (17%) e Ccb (20%).

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