Voluntary disclosure, toh chi si rivede

L’esecutivo sta ragionando sulla possibilità di una sanatoria per il rientro dei capitali all’estero attraverso una voluntary disclosure, che potrebbe portare nelle casse dello Stato altri 3-5 miliardi.

Nel dettalgio, si punterebbe, secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, a riproporre lo schema 2015-2017 della voluntary disclosure per il rientro dei capitali esteri non dichiarati al fisco, ma con focus anche sulle criptovalute. Il Governo studia insomma una riedizione dell’operazione di riemersione che aveva consentito di far emergere 60 miliardi tra attività finanziarie e immobiliari sconosciute all’Erario, con un rimpatrio pari a oltre 15 miliardi.

La base di partenza è mutuare i meccanismi, che si basavano su un’autodichiarazione da presentare alle Entrate a cui faceva seguito un avviso di accertamento ma con un forte sconto sanzionatorio. Uno schema diverso dai precedenti scudi fiscali con cui, invece, si chiudeva il conto con un importo a forfait. Ora però la sfida è farvi rientrare le criptovalute non dichiarate che per il Fisco sono equiparate a valute estere.

Nessun condono di carattere penale troverà posto, in ogni caso, nella manovra. Così una nota del Mef in merito alle numerose indiscrezioni pubblicate in queste ore sull’entità economica e sulle misure della manovra che il governo si appresta a varare. Le misure della manovra – si aggiunge – sono al momento in fase di valutazione politica.

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