Consulenza, un dono per l’umanità chiamato private banking

“Attirare i giovani talenti verso il private banking, affermare e diffondere il valore della gestione del risparmio in modo da far conoscere sempre meglio al pubblico e al regolatore la nostra industria e il valore aggiunto che una gestione professionale può generare per l’intera collettività, oltre a facilitare e ampliare l’accesso al mercato dei capitali privati, dove è possibile fare davvero la differenza per il sistema-Paese”. Con un’intervista a Il Sole 24 ore, Andrea Ragaini evidenzia i tre punti cardine che caratterizzano le linee guida del mandato appena assunto alla guida dell’Associazione italiana private banking (Aipb), per promuovere ulteriormente un segmento fondamentale, ovvero quello della clientela con patrimoni finanziari a partire da 500mila euro, che vale ben il 36% della ricchezza investibile e circa il 50% di quella impiegata.

Un dinamismo del settore confermato anche dal fatto che nel private banking la raccolta è cresciuta lo scorso anno a velocità tripla rispetto agli altri canali (11,5% contro 4,1%), facendo confluire verso gli investimenti l’80% dei nuovi flussi pari a 49 miliardi.

“I nostri clienti possono permettersi di avere più pazienza rispetto agli altri, e questo facilita l’adozione di scelte finanziarie coerenti con i propri obiettivi di lungo periodo” commenta Ragaini.

Una caratteristica indotta in gran parte dal modello di servizio offerto dall’industria del private banking. “Questo è evidente nella costruzione del portafoglio: un percorso che cliente e private banker studiano insieme, valutando già in partenza tutti gli scenari possibili. La gestione professionale del cliente è il nostro principale punto di forza. Gli obiettivi strategici di medio-lungo periodo restano gli stessi: può variare la strada per raggiungerli ma non la meta finale”.

Anche per quanto riguarda gli investimenti privati, la pazienza si rivela un fattore fondamentale di buona riuscita: “L’investimento paziente può legarsi bene molto bene a una parziale diversificazione in questo genere di  strumenti, dove il segmento private fornisce delle evidenze di crescita molto maggiori rispetto a quanto si registra fra i clienti affluent, e oggi investe in mercati privati lo 0,62% del portafoglio complessivo rispetto allo 0,44% dello scorso anno” continua Ragaini.

Cifre ancora ridotte, che però “evidenziano come nei prossimi 3 anni  i nostri clienti vedono una componente sempre maggiore di asset privati nei propri portafogli, e potrebbero arrivare a detenerne tra il 3% e il 5% del totale. Come Associazione abbiamo a lungo lavorato a fianco dei regolatori, promuovendo ad esempio l’introduzione della figura del cliente “semi-professionale”, che dà la possibilità a titolari di patrimoni superiori a 500mila euro accompagnati da un private banker di entrare nei mercati privati con molte meno limitazioni rispetto a quelle attuali”.

Relativamente agli incentivi fiscali, Ragaini è convinto che “una differenziazione delle aliquote aiuterebbe a promuovere investimenti di lungo periodo e che quelli rivolti all’economia reale vadano premiati. Crediamo che guidare e supportare il risparmio privato anche tramite aiuti fiscali con strumenti e misure ad hoc debba essere tra i principali obiettivi di tutti i governi, qualunque colore abbiano”.

In chiusura, Ragaini si dedica alle risorse umane e ai giovani talenti da attirare nel settore: “Questa è senz’atro una delle sfide più importanti che ci siamo posti in un’ottica di lungo periodo” conclude. “Mi piacerebbe che ragazzi usciti dall’Università avessero voglia di fare anche i private banker: un lavoro bello e gratificante, ma ancora poco conosciuto. Come Associazione vogliamo giocare un ruolo centrale in questo processo e  stiamo tenendo un master di secondo livello in private banking per far conoscere e avvicinare i giovani al nostro mondo, proprio perché crediamo che l’industria sia arrivata a un grado di maturità tale da poter formare una nuova generazione di professionisti specializzati nella consulenza”.

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